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Un incontro che genera mille aspettative

di Isabella Bufacchi

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12 ottobre 2008

Riconquistare la fiducia dei risparmiatori, bloccare la fuga dai depositi e domare il panico in Borsa. Ricostruire la credibilità e ripristinare la liquidità del sistema bancario, riaprendo i battenti del mercato interbancario e delle obbligazioni bancarie. Trovare forme condivise ed efficaci di salvataggio da azionare in extremis su tutte le banche finite già sull'orlo del fallimento. Dalla riunione dei capi di Stato e di Governo di Eurolandia, cioè dei 15 Paesi che partecipano all'euro, ci si attende tutto questo. Le aspettative sul potere d'urto del comunicato che verrà diramato questa sera a termine della riunione dell'Eurogruppo sono elevatissime: anche se finora a nulla è servita la corsa "a chi spara la cifra più grossa" tra le innumerevoli misure intraprese dai singoli Stati europei e dagli Stati Uniti nelle ultime settimane e negli ultimi giorni per fronteggiare questa crisi epocale.
Se è vero che la proposta avanzata dall'Italia di costituire un maxi-fondo europeo anti-crisi è tramontata, perchè impraticabile nell'emergenza secondo alcuni partner europei, è altrettanto vero che limitarsi oggi a verniciare di fresco con il colore del "grande coordinamento" azioni già prese dai singoli Stati europei potrebbe rivelarsi un pericoloso autogol.
L'intervento all'inglese, che al momento gode del plauso di molti governi europei e soprattutto di molti operatori finanziari, è quello al quale potrebbe ispirarsi l'Eurogruppo. Ma non contiene idee rivoluzionarie. E'mirato, chiaro, pieno di cifre e proprio in questo forse sta la sua forza. Il Governo di Gordon Brown ha agito infatti molto semplicemente per prendere i tre tori scatenati dalle corna: ha messo sul piatto dai 25 ai 50 miliardi di sterline per ricapitalizzare le principali banche inglesi al fine di rafforzare le fondamenta del sistema bancario con un'opera di nazionalizzazione o semi-nazionalizzazione senza precedenti; ha consentito alla Bank of England di aumentare la liquidità a disposizione sul mercato interbancario, garantendo la raccolta a breve termine alle banche inglesi (fino a 200 miliardi di sterline) e ha messo in cantiere fino a 250 miliardi di sterline per garantire le nuove emissioni obbligazionarie bancarie collocate nei prossimi tre anni. Oltre a garantire i depositi bancari. L'Irlanda prima della Gran Bretagna si era già mossa in questa direzione: oltre alla garanzia illimitata sui depositi bancari, Dublino a fine settembre ha posto la garanzia statale anche sulle future obbligazioni, cartolarizzazioni ed emissioni di titoli di debito a breve termine delle principali banche irlandesi. Per due anni. L'Italia è stata tra le più veloci ad agire sotto il profilo legislativo, anche se il sistema bancario italiano è tra i più solidi in questo momento: ha già varato un decreto-legge, entrato in vigore lo scorso giovedì, che senza mettere nero su bianco le cifre ha comunque impegnato lo Stato a ricapitalizzare le banche che ne hanno bisogno. E ha esteso le garanzie ai collaterali utilizzati dagli istituti di credito in Italia per attingere alla liquidità extra fornita dalla Banca d'Italia sul territorio italiano. Applicando una garanzia statale di tre anni per i depositi bancari oltre a quella già operativa del fondo interbancario.
Se il comunicato dell'Eurogruppo di questa sera dovesse confermare l'impegno degli Stati di Eurolandia a salvare le banche in difficoltà e a ricapitalizzare gli istituti più patrimonialmente deboli, senza però condire il comunicato con qualche numero o maxi-stanziamento su scala europea, il progresso rispetto al passato non sarebbe enorme: anche perchè Italia, Germania, Gran Bretagna e Francia come altri Paesi già si sono mosse singolarmente in questa direzione, o nei fatti o a parole. Se il comunicato dovesse tirare fuori dal cappello a cilindro una garanzia sui depositi uguale per tutti gli Stati della zona euro, oltre a rafforzare la fiducia dei risparmiatori metterebbe almeno fine alla concorrenza –in qualche misura sleale – che è già in atto tra i Paesi che garantiscono depositi al di sotto di un tetto e quelli che forniscono garanzie illimitate. Se infine il comunicato dovesse estendere le garanzie pubbliche al mercato interbancario o alle obbligazioni bancarie, senza intervenire con un fondo europeo ma incentivando questa misura Paese per Paese, allora si rischierebbe di alimentare una nuova forma di competizione tra Stati ricchi e Stati poveri, tra gli ha i conti pubblici in ordine e chi non li ha, tra chi ha un elevato debito pubblico e chi lo ha basso, tra chi ha un rating "AAA" e chi non lo ha. La fuga verso la qualità, come noto, spinge gli investitori alla ricerca dei lidi più sicuri: in Europa in queste ultime settimane il titolo di Stato più acquistato in assoluto è stato quello tedesco, seguito da francia e altri. I BTp italiani, i bond irlandesi e greci e tutti i titoli "periferici" hanno perso terreno rispetto alla Germania. Cosa accadrà domani se l'Europa, continuando a fronteggiare la crisi "in ordine sparso coroodinato" come ha fatto finora, dovesse mettere in circolazione bond bancari con la garanzia "AAA" di Inghilterra, Germania e Francia contro la singola o doppia "A" di altri Paesi come l'Italia? E cosa accadrà in futuro se alcuni Paesi potranno permettersi di stanziare grosse cifre con copertura in Finanziaria ed altri, già troppo indebitati, non potranno farlo?

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